VITA E MORTE

Da ogni luogo e da ogni tempo sciami eccitati di febbrili particelle tracciavano miriadi di percorsi nell’oscurità immensa.

Venivano dalle desolate steppe russe e dai deserti roventi dell’asia minore. Volavano in traiettorie tortuose e velocissime dalle nevi eterne dei poli, passando sopra gli oceani, nei venti impetuosi e nelle brezze leggere, sulle cime degli alti abeti e tra i fiori gialli o bianchi di montagna.

Se tu avessi potuto abbracciarle nello sguardo di un dio che sa vedere l’immensamente grande e l’infinitamente piccolo, se avessi potuto seguirne i fremiti lungo il correre dei secoli, avresti potuto vedere miliardi di miliardi di brividi leggeri, di fuggevoli presenze, balenare e intrecciarsi luminosi in giochi e ghirigori ogni volta diversi, eppure sempre uguali a se stessi, come le mille apparenze mutevoli della fiamma. Qua e là, nello spazio infinito, infiniti vortici di particelle arrotolarsi in girotondi e danzare insieme per un poco.

Talvolta, per un richiamo silenzioso di energie, ne avresti viste raggrumarsene alcune e stringersi l’una accanto all’altra e abbracciarsi e vibrare assieme in meravigliose configurazioni di forme e di colori. Allora, forse, in quei brevissimi istanti, avresti potuto osservare il riflesso della luna nella pupilla grande e scura di una donna. Un battito di ciglia affacciato sull’abisso del sempre e del mai. E poi, nel gioco degli intrecci, dissolversi anche il tuo proprio sguardo e la tua anima in un soffio di elettroni di nuovo dispersi nello spazio. E correr via lontano, in giochi di capriole e disegni tra gli sciami che volano nel nulla.

Heriold