QUANDO L’ULTIMO CALORE DEL SOLE MORIRA’ …

… Che cosa resterà delle idee, dei valori, dei princìpi o dell’arte?

A cosa serviranno i sentimenti, la giustizia e la cultura?

Cosa varrà l’essersi chiamato Einstein, San Francesco o Dante Alighieri, quando nel buio infinito non vi sarà più orecchio a udir quei nomi, né bocca a pronunciarli?

E mentre miliardi di altre stelle accenderanno ancora i cieli dell’Universo di splendidi colori, l’intera evoluzione della vita, sulla nostra Terra, sarà stata vana.

Heriold

MALATI DI IDEE

Poco fa in Facebook, nella bacheca di un mio amico, è apparso il link a un articolo di giornale dove si parlava di un episodio di razzismo fra giovani calciatori e fra i loro genitori.
Il razzismo è senza dubbio criticabile. Ma è un po’ troppo facile pensare che quelli che usano la parola “negro” (o anche “sporco negro”) siano razzisti, mentre tutti gli altri siano brave persone.

Invece forme striscianti di discriminazione, che di fatto è razzismo anche se non si basa sulle distinzioni di razza, ce le portiamo dentro anche noi tutti i giorni.
Quando si dà del “nano” a una persona bassa si è razzisti. Non si sta criticando asetticamente l’occasionale comportamento specifico, ma piuttosto si denigra l’apparenza fisica. E’ la stessa cosa che essere razzisti.
Dovrebbero ricordarsene coloro che danno del “nano” a Berlusconi oppure quelli che definicono “stupidi” (o simili) coloro che non la pensano come loro.
E’ razzismo pure il pensare che il mondo si divida in due razze: quelli che capiscono (noi) e quelli che non ne sono capaci e che sono “pericolosi” (i grillini, quelli di destra, quelli che votano Renzi oppure Bersani, o Berlusconi, o …).

Si può non essere d’accordo con le idee, ma chi è “portatore” di idee differenti dalle nostre non ha mai minore dignità e non è peggiore di noi.
Siamo tutti malati del nostro modo di pensare. E’ inutile tentare di tenere a bada chi ha germi diversi dai nostri gridando: “sei infetto”. Lo siamo anche noi. Perché anche il nostro punto di vista, per gli altri, è una malattia.

Heriold

SUICIDITE

Da molto tempo ormai si sentono enumerare i casi, in certi periodi, addirittura quotidiani, di imprenditori che, sotto il peso dei debiti e della crisi, si suicidano.

Il suicidio è espressione di un terribile dramma umano e i drammi umani vanno umanamente rispettati.  E tuttavia sarebbe ipocrita non notare e sottolineare che questa interessante categoria degli imprenditori sembrerebbe affetta da un elevato livello di psicolabilità. Forse molti imprenditori, prima di iniziare le loro attività, farebbero bene a farsi visitare approfonditamente da uno psichiatra per verificare la loro attitudine a reggere i sempre possibili eventi negativi.

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TAMAGOTCHI DI CARNE E SANGUE

Kuku ha bisogno di mangiare …
Kuku ha bisogno di più caldo …
Kuku è felice …
Kuku vuole una compagna …
Kuku ha fame … Kuku ha fame … Kuku ha fame …
Kuku è ammalato …
Kuku sta morendo …

Corallus hortulanus

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I tamagotchi sono ninnoletti elettronici che furono messi in commercio per la prima volta nel 1996. Ebbero subito un successo folgorante e gli studi sociopsicologici su di essi si sprecarono ovunque. Io non ne ho mai posseduto uno e devo dire che ho sempre guardato con una certo sospetto coloro che li usavano. Tuttavia quei giochetti, dei quali poi sono uscite innumerevoli versioni, mi hanno sempre incuriosito. O meglio, mi hanno incuriosito gli esseri umani che ne erano appassionati. Ancora adesso pagherei cifre esorbitanti pur di sapere fino in fondo e con certezza, quali sono e come funzionano i processi neurali che inducono un essere umano a svolgere una serie di operazioni (che alla lunga si fanno incredibilmente ripetitive) allo scopo di accudire e di mantenere felice e in buona salute un allegro mucchietto di bit configurati a sembrare un animaletto.

Ma forse, posta in questi termini, la questione è fuorviante. Forse bisognerebbe chiedersi piuttosto quali siano i processi neurali che inducono ad accudire qualsiasi cosa (tamagotchi, piante, pappagallini, cavalli, simulazioni SW, ecc.) e perchè mai siamo disponibili a farlo anche sacrificando l’interesse di altri esseri viventi …

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18 OTTOBRE 202 a.C.; ROMA – CARTAGINE 5-0

– Buonasera, buonasera gentili radioascolatori, siamo qui, allo Zama Elephant Stadium di Cartagine per le interviste ai protagonisti dell’incontro fra Cartaginesi e Romani che è appena terminato con il risultato sorprendente di 5-0 per i Romani! La cavalleria numida ha realizzato una tripletta che ne fa la nuova beniamina dei tifosi romani.

I giocatori stanno ancora festeggiando e stappano bottiglie di Est Est Est … ma ecco … ci pare di vedere … misteeer … mister, un attimo solo … per favore … mister … ci dica due parole per i radioascoltatori …

Ecco … ecco … ci ha visti … il mister Publio Cornelio Scipione si è fermato vicino alla nostra postazione … ecco … si metta pure la cuffia …

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IL DILUVIO UNIVERSALE (una catastrofe ecologica)

In principio Dio creò il cielo e la terra … ma a pensarci bene questa parte della storia per ora è meglio saltarla e riservarsi di scriverla successivamente, in forma di prequel. Per questa volta invece facciamo un salto più avanti nel tempo e cominciamo a narrare …

Quel giorno faceva freddo ovunque. Tanto sulla Terra che in Paradiso. Dio, che non amava il freddo, stava chiedendosi che cosa ci fosse di sbagliato nel sistema di riscaldamento che aveva ideato. Lucifero, che aveva il riscaldamento autonomo sempre acceso e certamente non pativa il freddo, era intento a giocare a scopone con gli amici.

Non riuscendo a trovare il guasto, il Padre Eterno prese a borbottare fra sé e un flusso di pensieri negativi nacque nella sua mente. Dal basso gli giungevano incessantemente gli echi delle parole degli esseri umani: “Dai”, “Ancora …”, “Sììì …”, “No, lì no …”, “Aaaahhh …”, “Oooohhh …”, “Uuuuhhh …”, “Goal!!!!” …

Al sentir dire “goal” la sua attenzione si risvegliò improvvisamente. Mise a fuoco la supervista e in un attimo si accorse che, sfortunatamente, la squadra del Gerusalemme stava di nuovo perdendo contro lo Sporting Babilonia! Che incapaci! Ma che razza di imbecilli! E sì che lui li benediceva tutti i giorni due volte al giorno! E quelli riuscivano a farsi fregare regolarmente dal Babilonia! Che vergogna! Che figura! Ma la cosa peggiore era che ne andava di mezzo pure la sua fama: che la squadra prediletta dal Signore le prendesse regolarmente da quelle mezze calzette del Babilonia era davvero inaccettabile.

Dio sentì improvvisamente che doveva assolutamente porre fine a quell’onta. E all’improvviso ebbe un’idea geniale: bisognava cancellare l’umanità dalla faccia della Terra. Basta con quegli sciagurati degli umani, con gli israeliti inetti e sopratutto col gioco del calcio! Per un attimo pensò di dar fuoco a tutto. Almeno si sarebbe potuto riscadare per un po’ … ma poi pensò che non voleva dare a Lucifero la soddisfazione di usare i suoi stessi metodi.

Un bel diluvio sarebbe stato la soluzione ideale! D’altronde gli umani erano esseri spregevoli, perennemente intenti a sguazzare nel peccato … però … mmm … però c’era un piccolo problema … quel vecchio rimbambito di Noè! Era così scioccamente ligio ai suoi doveri che non poteva farlo annegare …

La Terra era allora un plaga di corrotti e corruttori (situazione in fondo non troppo diversa da quella odierna). Il male dilagava ed esondava dai suoi alvei usuali; gli esseri umani avevano costruito le loro città troppo vicine ai fiumi del male che scendevano dai monti del peccato. Avevano smesso di curare i terreni delle loro anime e di piantarvi i semi dell’Amore, che, mettendo radici, avrebbero potuto opporsi alla furia degli elementi. Il dissesto del territorio umano era terribile.

Solo Noè si manteneva puro assieme alla moglie e ai figli. Tutti lo prendevano in giro e i suoi figlioli venivano regolarmente esclusi dalla squadra di calcetto della scuola. Sua moglie non osava più andare dal parrucchiere per non affrontare gli sguardi e le risatine di scherno delle altre donne sempre intente a spettegolare.

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ERBETTA

Un millepiedi chiese a un ciuffo d’erba:

– Cortese erbetta, ho molta fame e non mi sento bene; potrei mangiare qualche pezzetto delle tue foglie? –

Il ciuffo di erba lo guardò con malcelato raccapriccio. Per la verità aveva già cominciato ad agitarsi e a fremere non appena lo aveva visto avvicinarsi.

– Coooosaaaaaa? Siamo impazziti? Vorresti mangiare le mie foglioline lucide e verdi? Ma come puoi pensare una cosa simile? Vattene piuttosto a pasteggiare con qualche larva o qualche formica! –

– Ma … io sono vegetariano. E poi il medico mi ha detto che devo mangiare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. –

– Andiamo bene! Adesso pure i medici ci si mettono a far danno!!! Comunque, fai un po’ come ti pare. Rivolgiti a qualche altra pianta, magari a quel cardo laggiù (ti si bucasse la pancia con le spine), digiuna, schiatta, vedi tu … ma non ti azzardare a toccare le mie foglioline!!! –

A quel punto il millepiedi, già malandato e non tanto in forze, si allontanò in silenzio, ferito dalla scortesia e dalla malagrazia della piantina cui si era rivolto. In cuor suo gli parve che quel vegetale sgarbato avesse bisogno di una bella lezione e, dopo un po’ di pensamenti e ripensamenti, pregò il Grande Padre di Tutti i Millepiedi di lanciare sulla pianta una terribile maledizione.
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FILIBERTO E DAGOMILLO

Un piccolo indovinello, un classico che ho letto tanti anni fa da qualche parte che non ricordo, riproposto in una forma lievemente romanzata.

In uno sperduto borgo di un paese lontano, fatto d’un grappolo di case posate nel verde fra due bianche catene di monti, Filiberto e Dagomillo erano cresciuti assieme, amici sinceri sin dai primi anni di vita e compagni di fanciullezza.

Filiberto era un giovanotto simpatico e socievole. Dotato di un fisico ben fatto e di un sorriso pieno e accattivante, una volta cresciuto non aveva fatto fatica a trovarsi una bella ragazza e ben presto s’era felicemente sposato. Dagomillo era sempre stato assai più timido e introverso. Non brutto, anzi, dotato di una qualche dolce piacevolezza, non s’era però troppo interessato alle ragazze; aveva invece preferito spender la maggior parte delle sue giornate studiando duramente e dedicandosi, nel tempo rimanente, al suo hobby preferito: l’enigmistica.

Una volta raggiunta la laurea, ben presto Dagomillo aveva perso i genitori e allora, non avendo più legami familiari, si era risolto a lasciare il paese natale per recarsi a lavorare in una lontana città. Da quel giorno il ragazzo non era più tornato al borgo della fanciullezza e con il passar degli anni, s’era fatto uomo pieno e si era costruito una vita e una famiglia nella sua nuova città. Per qualche tempo aveva scritto al vecchio amico e ne aveva ricevuto in ritorno parole, ricordi e notizie, ma poi pian piano le lettere erano diventate più rade, fino a cessare del tutto.

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VITA E MORTE

Da ogni luogo e da ogni tempo sciami eccitati di febbrili particelle tracciavano miriadi di percorsi nell’oscurità immensa.

Venivano dalle desolate steppe russe e dai deserti roventi dell’asia minore. Volavano in traiettorie tortuose e velocissime dalle nevi eterne dei poli, passando sopra gli oceani, nei venti impetuosi e nelle brezze leggere, sulle cime degli alti abeti e tra i fiori gialli o bianchi di montagna.

Se tu avessi potuto abbracciarle nello sguardo di un dio che sa vedere l’immensamente grande e l’infinitamente piccolo, se avessi potuto seguirne i fremiti lungo il correre dei secoli, avresti potuto vedere miliardi di miliardi di brividi leggeri, di fuggevoli presenze, balenare e intrecciarsi luminosi in giochi e ghirigori ogni volta diversi, eppure sempre uguali a se stessi, come le mille apparenze mutevoli della fiamma. Qua e là, nello spazio infinito, infiniti vortici di particelle arrotolarsi in girotondi e danzare insieme per un poco.

Talvolta, per un richiamo silenzioso di energie, ne avresti viste raggrumarsene alcune e stringersi l’una accanto all’altra e abbracciarsi e vibrare assieme in meravigliose configurazioni di forme e di colori. Allora, forse, in quei brevissimi istanti, avresti potuto osservare il riflesso della luna nella pupilla grande e scura di una donna. Un battito di ciglia affacciato sull’abisso del sempre e del mai. E poi, nel gioco degli intrecci, dissolversi anche il tuo proprio sguardo e la tua anima in un soffio di elettroni di nuovo dispersi nello spazio. E correr via lontano, in giochi di capriole e disegni tra gli sciami che volano nel nulla.

Heriold

AH, LE DONNE …

Era l’inizio di un giorno di sole asciutto e leggero. L’aria era appena fresca di quella luce che irrompe e si spande ovunque dopo una notte di pioggia di metà settembre.

Le otto del mattino. Fuori del liceo i ragazzi vociavano, intrecciavano nel sole i primi flirt e si scambiavano con curiosità le figurine, nell’attesa che si facesse ora di entrare.

Le auto sul viale erano poche, anzi, in realtà, da quella strada di un tranquillo quartiere residenziale passava solo qualche genitore che accompagnava i figli alle lezioni. Il rumore del traffico cittadino non giungeva fin lassù. Ad ascoltare bene, si sarebbe potuto anche sentire il canto degli uccelli rincorrersi di ramo in ramo: un piccolo angolo di paradiso, nascosto nel verde, in cima alla collina.

Si sa che i primi giorni di scuola hanno quella leggerezza del riveder gli amici (o le amiche) dopo il distacco delle vacanze. Non sono ancora fatti cupi dal peso dei primi risultati negativi. Come i suoi compagni, dunque, anche Giorgio quel mattino era di buon umore e guardava con piacere alla giornata che andava a iniziare.

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ILLUSIONE OTTICA (IL NOSTRO CERVELLO NON E’ POI TANTO PERFETTO)

Una sorprendente illusione ottica che mi è stata segnalata dal “pupo”.

Credo che dovremmo riflettere sul fatto che le illusioni sensoriali non sono semplici curiosità di fronte alle quali rimanere sbalorditi e dire “oooohhhh!” per poi passare ad altro. Esse costituiscono invece indizi della fallacia del giudizio umano.
Il nostro giudizio, in realtà, si rivela assai fallace anche in occasioni assai più concrete della nostra vita quotidiana e le certezze che ci costruiamo non di rado poggiano sul nulla; ma raramente ce ne rendiamo conto.

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PARVENZA DI RIFLESSI

Dove se n’è andato il verde?

Il verde gioioso e chiaro dei giorni freschi di primavera. O il verde più forte e sicuro che brilla nel sole d’estate.

Dov’è ora il verde, ora che la mia pelle si fa secca e bruna? Troppo sole, forse, troppe brezze leggere ho già goduto. Oppure in qualche modo era segnato.

E guardo le sorelle in mezzo a cui mi perdo, volgendomi io proprio, per proprio intendimento, ma, come ogni altra fa, cambiando l’orizzonte al volgere del vento.

Alcune, ancora vivide, di quel colore si rassicurano, mentre già la luce inizia a farsi tenue. Qualche altra, anzitempo ingiallita tra il mormorio incredulo e curioso di quelle che son più fortunate, giace ora giù, rigida, ai piedi del grande leccio antico. O un po’ più in là, dove il soffio del vento l’ha adagiata. E non son più le ali leggere degli uccelli che la sfiorano, ma le zampe irriverenti dell’istrice o del tasso che ne pestano i resti disseccati.

Noi tutte osservavamo cader le prime con stupito distacco, quel distacco che solo può avere chi non è ancora toccata dalla sorte. Chi sente d’esser sé, distinta dalle altre, e si compiace di quel proprio sentire, del proprio essere io e non altro.

Ma, via via che il destino volge l’indice ad altre vite, per ognuna, a una a una, altro futuro non rimane che il flusso oscuro dei giorni senza nome. E in essi ogni speranza ed ogni storia si fanno inafferrabili e indistinte; in essi scompare ogni individuo, svanisce l’io coi suoi colori e tutto si confonde nell’ultima ed estrema fratellanza di coloro che non son più diversi. Coloro che non sono stati mai null’altro che fragile parvenza di riflessi nel gioco del mutamento eterno. Bagliore d’un solo raggio chiaro sul verde d’una foglia, tra le mille foglie d’un albero perso tra i mille alberi d’un bosco, tra gli infiniti boschi che, per un attimo soltanto, s’aprono al Sole d’un sorriso ignaro.

Heriold

SENZA ODORE, PERÒ …

Gli antichi asceti hindu girovagavano nelle campagne, talvolta nudi, cibandosi del poco che riuscivano a rimediare, compresi insetti e radici. Si lavavano solo di tanto in tanto, usando l’acqua dei fiumi o dei laghi; dormivano in terra e certamente la loro pelle non era pulita ed emanava un odore che oggi noi riterremmo tutt’altro che piacevole. Difficile immaginare poi l’odore dell’alito di uno di quei saggi, soprattutto di quelli che riuscivano a raggiungere un’età un po’ più avanzata. Eppure la loro presenza era apprezzata e desiderata e certamente a nessuno veniva in mente di allontanarli per ragioni igieniche o perché il loro odore era sgradevole.

Oggi le cose sono profondamente cambiate. Il modello di riferimento nella civiltà occidentale prevede pelle liscia e perfettamente pulita, possibilmente disinfezione delle mani, doccia quotidiana o almeno un abbondante lavaggio di tutte le parti del corpo più a rischio di cattivo odore, denti bianchi e lucenti, capelli puliti, ordinati e magari tinti, deodorazione, …

Per conformarsi a questo modello noi umani evoluti siamo disposti a spendere molto tempo e molte energie e una delle cose che riteniamo fondamentali è riuscire a eliminare del tutto o quasi gli odori corporei. Deodoranti e antitraspiranti sono diffusi ovunque e tutti, in qualche misura, sentiamo di averne bisogno … ma talvolta tali prodotti possono provocare dubbi e problemi …

Ieri inaspettatamente mi è stata rivolta un’interessante domanda: la persona che me la poneva mi ha fatto vedere una confezione contenente una sorta di grande cristallo bianco in forma di stick sulla quale era scritta in caratteri ben visibili la parola “potassium“. Molto più in piccolo, in un altro punto della confezione, era possibile leggere “potassium alum“. Il mio interlocutore mi chiedeva se, secondo me, quel prodotto poteva esser nocivo. Se le sostanze attive potevano essere in qualche modo dannose.

Si trattava di una domanda non priva di senso: tutti noi sappiamo che i prodotti antitraspiranti contengono in genere come principio attivo una sostanza di sospetta tossicità: l’alluminio. Tuttavia quello stick veniva in qualche modo ritenuto più affidabile (dalla persona che mi stava interpellando) in quanto l’etichetta induceva implicitamente il compratore a ritenere che esso fosse fatto di semplice potassio, sostanza che normalmente non si sente nominare con sospetto.

Ma l’argomento vale la pena di essere approfondito e questo post che state leggendo costituisce la mia risposta alla domanda che mi era stata posta: “lo stick è nocivo”?

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IL MIRACOLOSO GOJI

Cosa sarebbe la vita degli umani se non fosse periodicamente ravvivata dalla sorpresa e dalla soddisfazione di scoprire qualche nuova sostanza miracolosa che promette di donarci salute e lunga vita?

Poter mettere le mani su un nuovo frutto meraviglioso, su una tisana portentosa, su una tecnica di respirazione che ci facciano sperare di risolvere ogni problema è un po’ come giocare al superenalotto e sognare di poter diventare ricchi. Naturalmente viene, prima o poi, il momento in cui ci ritroviamo a verificare la nostra schedina e ci accorgiamo di non aver vinto … ma, pur nella delusione, ci resta sempre la possibilità di giocare e giocare di nuovo acquistando altre schedine e con esse ulteriori schegge di illusione e di felicità.

Allo stesso modo, nel settore della salute ci sono sempre una nuova pianta o una nuova posizione yoga o un qualche altra strana e arcana conoscenza cui possiamo rivolgerci dopo aver constatato che le precedenti, in definitiva, non hanno prodotto alcun miracolo. E così ci ritroviamo a passare dal ginseng all’aloe o al tè verde, dall’olio di argan al gingko biloba, dalla papaya all’acai e, infine, al miracoloso goji. Continua a leggere