MALATI DI IDEE

Poco fa in Facebook, nella bacheca di un mio amico, è apparso il link a un articolo di giornale dove si parlava di un episodio di razzismo fra giovani calciatori e fra i loro genitori.
Il razzismo è senza dubbio criticabile. Ma è un po’ troppo facile pensare che quelli che usano la parola “negro” (o anche “sporco negro”) siano razzisti, mentre tutti gli altri siano brave persone.

Invece forme striscianti di discriminazione, che di fatto è razzismo anche se non si basa sulle distinzioni di razza, ce le portiamo dentro anche noi tutti i giorni.
Quando si dà del “nano” a una persona bassa si è razzisti. Non si sta criticando asetticamente l’occasionale comportamento specifico, ma piuttosto si denigra l’apparenza fisica. E’ la stessa cosa che essere razzisti.
Dovrebbero ricordarsene coloro che danno del “nano” a Berlusconi oppure quelli che definicono “stupidi” (o simili) coloro che non la pensano come loro.
E’ razzismo pure il pensare che il mondo si divida in due razze: quelli che capiscono (noi) e quelli che non ne sono capaci e che sono “pericolosi” (i grillini, quelli di destra, quelli che votano Renzi oppure Bersani, o Berlusconi, o …).

Si può non essere d’accordo con le idee, ma chi è “portatore” di idee differenti dalle nostre non ha mai minore dignità e non è peggiore di noi.
Siamo tutti malati del nostro modo di pensare. E’ inutile tentare di tenere a bada chi ha germi diversi dai nostri gridando: “sei infetto”. Lo siamo anche noi. Perché anche il nostro punto di vista, per gli altri, è una malattia.

Heriold

SUICIDITE

Da molto tempo ormai si sentono enumerare i casi, in certi periodi, addirittura quotidiani, di imprenditori che, sotto il peso dei debiti e della crisi, si suicidano.

Il suicidio è espressione di un terribile dramma umano e i drammi umani vanno umanamente rispettati.  E tuttavia sarebbe ipocrita non notare e sottolineare che questa interessante categoria degli imprenditori sembrerebbe affetta da un elevato livello di psicolabilità. Forse molti imprenditori, prima di iniziare le loro attività, farebbero bene a farsi visitare approfonditamente da uno psichiatra per verificare la loro attitudine a reggere i sempre possibili eventi negativi.

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TAMAGOTCHI DI CARNE E SANGUE

Kuku ha bisogno di mangiare …
Kuku ha bisogno di più caldo …
Kuku è felice …
Kuku vuole una compagna …
Kuku ha fame … Kuku ha fame … Kuku ha fame …
Kuku è ammalato …
Kuku sta morendo …

Corallus hortulanus

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I tamagotchi sono ninnoletti elettronici che furono messi in commercio per la prima volta nel 1996. Ebbero subito un successo folgorante e gli studi sociopsicologici su di essi si sprecarono ovunque. Io non ne ho mai posseduto uno e devo dire che ho sempre guardato con una certo sospetto coloro che li usavano. Tuttavia quei giochetti, dei quali poi sono uscite innumerevoli versioni, mi hanno sempre incuriosito. O meglio, mi hanno incuriosito gli esseri umani che ne erano appassionati. Ancora adesso pagherei cifre esorbitanti pur di sapere fino in fondo e con certezza, quali sono e come funzionano i processi neurali che inducono un essere umano a svolgere una serie di operazioni (che alla lunga si fanno incredibilmente ripetitive) allo scopo di accudire e di mantenere felice e in buona salute un allegro mucchietto di bit configurati a sembrare un animaletto.

Ma forse, posta in questi termini, la questione è fuorviante. Forse bisognerebbe chiedersi piuttosto quali siano i processi neurali che inducono ad accudire qualsiasi cosa (tamagotchi, piante, pappagallini, cavalli, simulazioni SW, ecc.) e perchè mai siamo disponibili a farlo anche sacrificando l’interesse di altri esseri viventi …

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SENZA ODORE, PERÒ …

Gli antichi asceti hindu girovagavano nelle campagne, talvolta nudi, cibandosi del poco che riuscivano a rimediare, compresi insetti e radici. Si lavavano solo di tanto in tanto, usando l’acqua dei fiumi o dei laghi; dormivano in terra e certamente la loro pelle non era pulita ed emanava un odore che oggi noi riterremmo tutt’altro che piacevole. Difficile immaginare poi l’odore dell’alito di uno di quei saggi, soprattutto di quelli che riuscivano a raggiungere un’età un po’ più avanzata. Eppure la loro presenza era apprezzata e desiderata e certamente a nessuno veniva in mente di allontanarli per ragioni igieniche o perché il loro odore era sgradevole.

Oggi le cose sono profondamente cambiate. Il modello di riferimento nella civiltà occidentale prevede pelle liscia e perfettamente pulita, possibilmente disinfezione delle mani, doccia quotidiana o almeno un abbondante lavaggio di tutte le parti del corpo più a rischio di cattivo odore, denti bianchi e lucenti, capelli puliti, ordinati e magari tinti, deodorazione, …

Per conformarsi a questo modello noi umani evoluti siamo disposti a spendere molto tempo e molte energie e una delle cose che riteniamo fondamentali è riuscire a eliminare del tutto o quasi gli odori corporei. Deodoranti e antitraspiranti sono diffusi ovunque e tutti, in qualche misura, sentiamo di averne bisogno … ma talvolta tali prodotti possono provocare dubbi e problemi …

Ieri inaspettatamente mi è stata rivolta un’interessante domanda: la persona che me la poneva mi ha fatto vedere una confezione contenente una sorta di grande cristallo bianco in forma di stick sulla quale era scritta in caratteri ben visibili la parola “potassium“. Molto più in piccolo, in un altro punto della confezione, era possibile leggere “potassium alum“. Il mio interlocutore mi chiedeva se, secondo me, quel prodotto poteva esser nocivo. Se le sostanze attive potevano essere in qualche modo dannose.

Si trattava di una domanda non priva di senso: tutti noi sappiamo che i prodotti antitraspiranti contengono in genere come principio attivo una sostanza di sospetta tossicità: l’alluminio. Tuttavia quello stick veniva in qualche modo ritenuto più affidabile (dalla persona che mi stava interpellando) in quanto l’etichetta induceva implicitamente il compratore a ritenere che esso fosse fatto di semplice potassio, sostanza che normalmente non si sente nominare con sospetto.

Ma l’argomento vale la pena di essere approfondito e questo post che state leggendo costituisce la mia risposta alla domanda che mi era stata posta: “lo stick è nocivo”?

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IL MIRACOLOSO GOJI

Cosa sarebbe la vita degli umani se non fosse periodicamente ravvivata dalla sorpresa e dalla soddisfazione di scoprire qualche nuova sostanza miracolosa che promette di donarci salute e lunga vita?

Poter mettere le mani su un nuovo frutto meraviglioso, su una tisana portentosa, su una tecnica di respirazione che ci facciano sperare di risolvere ogni problema è un po’ come giocare al superenalotto e sognare di poter diventare ricchi. Naturalmente viene, prima o poi, il momento in cui ci ritroviamo a verificare la nostra schedina e ci accorgiamo di non aver vinto … ma, pur nella delusione, ci resta sempre la possibilità di giocare e giocare di nuovo acquistando altre schedine e con esse ulteriori schegge di illusione e di felicità.

Allo stesso modo, nel settore della salute ci sono sempre una nuova pianta o una nuova posizione yoga o un qualche altra strana e arcana conoscenza cui possiamo rivolgerci dopo aver constatato che le precedenti, in definitiva, non hanno prodotto alcun miracolo. E così ci ritroviamo a passare dal ginseng all’aloe o al tè verde, dall’olio di argan al gingko biloba, dalla papaya all’acai e, infine, al miracoloso goji. Continua a leggere

AVVERRA’ DI CERTO OGGI … O ALTRIMENTI SARA’ FORSE DOMANI …

Dal sito web della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.

Il tema del Santuario fu la chiave che svelò il mistero della delusione del 1844. Lo studio di questo soggetto rivelò un complesso sistema di verità, unito e armonico, dal quale risultava che la mano di Dio aveva diretto il grande movimento avventista. Esso inoltre indicò la posizione e la missione del popolo di Dio, segnalando le sue attuali responsabilità. Così come i discepoli di Gesù dopo quella notte terribile, caratterizzata dall’angoscia e dalla delusione, furono lieti di rivedere il Signore, nello stesso modo si rallegrarono coloro che avevano atteso in fede il suo ritorno” – GC, p. 423 [332].

In effetti, quella del 1844 è una dottrina fondamentale della chiesa avventista, poiché spiega sì la delusione di quell’anno, ma anche quello che la chiesa avventista rappresenta oggi e il perché della sua esistenza. Data l’importanza della posta in gioco, l’avversario cerca costantemente di seminare il dubbio e, se riuscisse a minare la nostra convinzione circa il 1844, conseguirebbe un grande successo. È importante quindi rimanere saldamente ancorati a questa dottrina* e a non farsi trovare impreparati dalle continue critiche.

* l’uso del grassetto è mio – CosmicVoidAroundMe

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AMAZON E I PICCOLI LIBRAI

Il 20 luglio 2011 il senato della repubblica italiana ha approvato un disegno di legge sulla disciplina del prezzo di vendita dei libri. Il fine complessivo del provvedimento è impedire a grandi catene (sostanzialmente Amazon) di vendere con sconti tali da distruggere la concorrenza e stroncare la resistenza dei piccoli rivenditori che non hanno una massa finanziaria sufficiente a reggere continue campagne di ribassi e sconti.

Ma siamo proprio certi che l’intero discorso si possa esaurire nell’alzare la voce contro l’attentato al regime degli ipersconti? A me pare di no.

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IL MOLTO SOGGETTIVO SENSO DEL GIUSTO

Tiziana (per rispetto della privacy ometterò il suo cognome, così come anche tutti gli altri) è un giovane avvocato. Ha un account in Facebook e fra i suoi amici compaiono parecchi altri avvocati. Non di rado i post che pubblica riguardano l'esercizio della sua professione.

Alcuni mesi fa, in particolare, ha pubblicato nella sua bacheca in FB un brevissimo post il cui testo era:

Tiziana
ha fatto rinnovare il permesso di soggiorno ad un pregiudicato!

Dato che ha molti amici in Facebook (oltre mille) ce n'è sempre qualcuno che ha qualcosa da commentare e così anche in quell'occasione si è sviluppata ben presto una sequenza di commenti che riporto testualmente di seguito.

 

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UNA PANDEMIA DI … PAURA DELLA PANDEMIA

Si è ormai diffusa ovunque. Ovunque la gente discute di vitamina C e antibiotici, di rischio per le scuole e di febbri più o meno alte. Ovviamente parlo della psicosi da pandemia influenzale.

Sfortunatamente coloro che ne parlano talvolta non hanno le idee chiare ed è molto facile sentire affermazioni del tutto errate che si diffondono di bocca in bocca. Inevitabilmente disinformazione e paure si mescolano in un caos che viene alimentato anche dal comportamento schizofrenico dei media, dagli annunci quotidiani di nuove vittime e dal timore che dietro tutto questo ribollire non ci sia altro che l'interesse delle industrie farmaceutiche.

Di seguito cercherò di esaminare in modo scientificamente esatto, ma (spero) comprensibile, i diversi aspetti della situazione e di illustrare il reale livello di rischio che stiamo vivendo.

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Giuliani non è solo?

Pur essendo in linea di massima ben poco interessato ai temi dell’attualità, riprendo ancora (e, ahimè, non sono certo che sarà l’ultima volta) un argomento correlato alla saga di Giampaolo Giuliani e dello sciame sismico aquilano.

Uno dei commentatori del post precedente (tale Trombone pontificatore) mi ha, un po’ alla buona, accusato di non tener conto dei pareri di studiosi che sarebbero, secondo lui, favorevoli alle idee di Giuliani. Scriveva testualmente quel commentatore, dopo avermi accusato di spacciare per verità delle mie ipotesi personali:

“I diretti interessati, a partire dal nostrano Giuliani, fino ad arrivare ai ricercatori della NASA, passando da quelli israeliani per tornare ai nostrani professori delle Università di Bari e di Pisa, sono di diverso avviso: ma non hanno un blog, è forse questo il loro difetto”.

Insomma il mio accusatore mi faceva notare quanto le mie idee siano in contrasto con quelle di importanti esponenti del mondo scientifico, fra cui alcuni (non identificati) scienziati della NASA e studiosi israeliani, ma anche professori italiani delle università di Bari e Pisa.

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La saga di Giuliani

La scossa principale dello sciame aquilano è ormai alle nostre spalle da più di due mesi, ma qualche brivido lungo la pelle della Terra torna ogni tanto e le ultime scintille delle polemiche che hanno accompagnato la sequenza di sismi non sono ancora spente.

Questo terremoto si è verificato in un contesto insolito e una serie di vicende quanto meno interessanti lo ha reso degno di essere ricordato, anche rispetto ad altri eventi magari più disastrosi. Il principale motivo di interesse è legato al fatto che un amatore, non un professionista della sismologia, sembra aver previsto la scossa principale con alcune ore di anticipo. Lo stesso amatore ha affermato di aver previsto anche altri sismi e di essere in grado di prevederne in futuro. Questo personaggio, al secolo Giampaolo Gioacchino Giuliani, è un tecnico che lavora presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso.

Dotato da madre natura di una perfetta “faccia da buono” standard, con un’espressione che ricorda il cane Napoleone nel film Gli Aristogatti, Giuliani ha tutto per piacere e per far tenerezza: la sua semplicità, l’umiltà apparente, lo sguardo liquido da cagnone, le limitazioni economiche, il senso quasi eroico della propria missione, l’esser costretto a lavorare lontano dai riflettori e con mezzi insufficienti e, soprattutto, l’essere schierato contro l’establishment. Il tecnico del Gran Sasso ha poi un modo di parlare disarticolato e un po’ faticoso, come se inseguisse pensieri che gli si sovrappongono e scompigliano nella mente e faticasse a collegare le premesse con le conseguenze. Il ferreo rigore logico e la precisione lessicale non appartengono al suo bagaglio e questa lacuna, in qualche modo, accresce il senso di tenerezza. Debbo dire che umanamente Giampaolo Giuliani mi è simpatico. Allo stesso modo in cui mi è simpatico Paperino. Ma la simpatia, è necessario ricordarlo sempre, non trasforma una persona normale in un genio, né un tecnico volenteroso in uno scienziato competente.

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I RITI DI CAPODANNO

Anche gli ultimi giorni del 2007, come quelli dell’anno precedente, li ho trascorsi in compagnia di un gruppo di strani bipedi. Quei bipedi si erano riuniti in un (brutto) albergo nei pressi di Pesaro, oltre che per passare insieme la notte del 31, anche per dedicare alcuni giorni alle mille strampalate discipline che costituiscono la coreografia della new age. Notoriamente io tendo a guardare tali discipline (che hanno un seguito prevalentemente femminile) con un certo raccapriccio, ma siccome la mia amata Cecilia prova per esse una certa simpatia ho voluto assecondarne le inclinazioni.

D’altronde io mi guardavo bene dal partecipare alle attività e, durante la giornata, me ne andavo felicemente in giro qua e là per conto mio, mentre di pomeriggio, in genere, mi mettevo a leggere oppure mi appiccicavo allo schermo del mio portatile per scrivere o videogiocare.

Nonostante il mio sforzo di restare ai margini del gruppo e non lasciarmi coinvolgere, inevitabilmente mi è capitato più volte di trovarmi, almeno a tavola, in compagnia della masnada di aspiranti stregoni e di dover ascoltare i loro (antropologicamente interessanti) scambi di opinioni …

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